

“Un caballero que no tenga ojos para ver los desválidos, ni corazón con que comprenda necesidades, no es verdadero caballero, ni está en la Orden de Caballeria” (Ramon Llull, 1275).
L’Ordine di San Giovanni di Gerusalemmme Cavalieri Ospitalieri, in acronimo OSJ-KH e altresì denominato Ordine dei Cavalieri Ospitalieri per evitare qualsivoglia equivoco con altri Ordini aventi la stessa origine, è una delle branche indipendenti generate dalla suddivisione dell’antico Ordine di San Giovanni di Gerusalemme dopo la perdita dei propri territori, nel tempo anche detto Ordine degli Ospitalieri, Ordine di Rodi, Ordine di Malta.
Da oltre due secoli (San Pietroburgo 1798) è una comunità cristiana, cavalleresca, internazionale ed ecumenica, composta sia da religiosi che laici, i quali ultimi si distinguono per origini, moralità, garbo, erudizione, perizia e propensione a servire Dio e il proprio prossimo in difficoltà.

L’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme Cavalieri Ospitalieri trae la sua più recente fons honorum dalla Carta Reale emessa da re Pietro II di Jugoslavia il 1° ottobre 1963 in Parigi – cioé da un sovrano ex regnante e riconosciuto dagli Stati, che non avendo mai abdicato, conservava sempre in “pectore” e in “potentia” lo “jus imperi” e lo “jus gladii” e in piena legittimità lo “jus maiestatis” e lo “jus honorum”; ovvero tutti e quattro i diritti fondamentali insiti nella “Sovranità” che fanno di un Re un soggetto giuridico di diritto internazionale, con il legittimo diritto che ha un Capo di Stato, in virtù della sua posizione riconosciuta, di insignire di titoli nobiliari, di Ordini cavallereschi o di merito, altre persone.
Un decreto fondamentale, nel quale l’Ordine “de quo” è riconosciuto dal monarca quale sovrano e indipendente nella sua organizzazione interna, così come nell’elezione del proprio capo e nella promulgazione della propria costituzione. Un Reale Decreto, che nessun altro Sovrano riconosciuto e competente ha mai abrogato. L’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme Cavalieri Ospitalieri è anche l’unico ramo giovannita oggi esistente ad avere avuto in custodia, nella persona di re Pietro II suo Gran Maestro, le Sacre Reliquie dell’Ordine dopo che questo, esiliato da Malta, si è recato a San Pietroburgo.
l’OSJ-KH, fedele ai precetti dei suoi fondatori che seguivano la Sancta Regula Benedicti, rifugge dall’utilizzo di pacchiane uniformi di chiara reminiscenza napoleonica, di altisonanti quanto improponibili titoli nobiliari o dall’organizzare sontuosi banchetti, preferendo a cotanta ostentazione una più elegante ed appropriata moderazione, poiché nella Sancta Regula è scritto: “Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”, e ancora: “Tutto si svolga però con discrezione, in considerazione dei più deboli… Quella discrezione che è la madre di tutte le virtù”.

L’uniforme indossata da S.M. Re Pietro II era molto semplice ed ancora più sobri sono i paludamenti predisposti per i propri Cavalieri, poiché la caratura di un uomo non si misura in base al numero degli orpelli sulle sue vesti o dei predicati nobiliari sulla sua carta intestata, ma da ciò che realmente nella vita ha saputo essere e compiere; quanto ai faraonici simposi, chi si fregia del motto “Pro fide pro utilitate hominum” dovrebbe sempre rammentare che non c’è merito nel pagare lo spreco, mentre, al contrario, è lodevole la giusta moderazione… Quella moderazione che si rivelerà preziosa al momento di mettere in atto l’opera caritatevole dell’Ordine. Come attesta la Costituzione Reale, L’OSJ-KH ambisce a concorrere alla formazione di una comunità cristiana, internazionale ed elitaria, aperta a chiunque nel reciproco rispetto intenda adoperarsi per il progresso della Congregazione, e attraverso essa, per il bene dei suoi tanti assistiti.
L’OSJ-KH si rivolge a persone idonee, motivate e credenti, disponibili a mettere la propria esperienza al servizio dell’Ordine e sulle quali investire proficuamente del tempo per la dovuta formazione, con l’intento di crescere non solo nel numero, ma di rendere l’Ordine sempre più influente e capace di recare aiuto. Il cavalierato non è un egoistico agire con prosopopea, ma è propensione al servizio. Oggi come ieri, l’essere cavaliere è congiunto all’interiorizzazione e alla difesa di valori capitali, quali: fede, lealtà, onore e difesa del più debole. I vincoli che il cavaliere liberamente accetta al momento della propria investitura, non sono frutto di un percorso di vita, ma piuttosto di una “chiamata”, e non è possibile adottarli soltanto in parte, poiché essi devono essere fatti propri come condicio sine qua non. Se non si è in grado di comprendere ed accettare questi obblighi, non si è un cavaliere, ma si fa il cavaliere.
Nell’Ordine si è ammessi per cooptazione, ossia per designazione da parte di due membri effettivi, e dopo almeno un anno di frequentazione quale postulante. Tale periodo di noviziato è per il candidato la prima garanzia della rettitudine con la quale l’OSJ-KH è governato, poiché se la nostra realtà non si rivelasse confacente alle sue aspirazioni, egli potrà semplicemente rinunciare, senza dovere nulla.

Tutti gli incarichi istituzionali sono per statuto svolti a titolo gratuito, escludendo così ogni possibile forma d’interesse personale nella gestione dell’Ordine. Gli immobili da noi utilizzati sono di proprietà dell’Ordine o concessi in uso a titolo gratuito ed esenti da spese, pertanto quasi l’intero ammontare dei fondi raccolti tramite le quote annuali, l’organizzazione di eventi e le libere offerte, viene utilizzato per la carità. Solamente così, pur rinunciando per libera scelta alla possibilità di finanziamenti pubblici o privati, all’Ordine è stato possibile devolvere negli anni vari milioni di euro (in generi di conforto, farmaci, attrezzature mediche e denaro).
Presente nel mondo con priorati, commende o delegazioni l’OSJ-KH intrattiene rapporti cordiali con l’OSJ (Malta) e l’OSJ canadese (Vancouver). L’OSJ-KH non ha connessioni con alcun altro sodalizio OSJ, anche presente in Italia, che pur dicendosi ecumenico e utilizzando identico motto, non origina dalla Carta Reale di Re Pietro II di Jugoslavia e non è retto secondo la Costituzione del 1964.